
Da un giorno all’altro i piccoli si sono ritrovati chiusi in casa e per oltre due mesi e mezzo: non più il parco con gli amichetti, non più il nido per chi lo stava frequentando o la scuola materna con tutte le abitudini consolidate, le tate e i pari, non più gli amati nonni coi quali magari erano cresciuti… insomma il loro Mondo costruito su certezze e serenità è stato stravolto completamente!
Si sono ritrovati in casa ad assorbire le tensioni e le ansie del momento particolare, le preoccupazioni di mamma e papà, magari in piccoli appartamenti con pochi spazi per lo svago, le corse… senza poter uscire. Fortunati chi aveva un cortile, un giardino, un terrazzo, un animale o un fratellino /sorellina coi quali continuare a giocare! Ma non tutti avevano questa possibilità.
Da questa situazione modificata in brevissimo tempo senza la possibilità di potersi “preparare ed organizzare”, molti bimbi hanno accusato disturbi nel sonno, regressione del controllo sfinterico (sia diurno che notturno), molta irritabilità (“lamento facile” come raccontavano le mamme), ma anche scatti d’ira e di ansia, malumori, malessere generale.
Molto dipendeva da come i genitori affrontavano loro stessi questo isolamento forzato: coabitazione forzata serena o magari conflittuale col coniuge, impegni di lavoro in smart working che non lasciava tempo da dedicare al/ai piccoli di casa, o ancora l’insofferenza o meno di trovare quel famoso Equilibrio di cui si è parlato in premessa.
Ecco che, se i genitori sono riusciti ad essere e vivere serenamente questo periodo anche i più piccoli hanno assorbito tranquillità attivando la loro resilienza ad affrontare la difficoltà ma, al contrario, se si sono innescati forti conflitti tra le pareti domestiche (magari preesistenti), i piccoli hanno assorbito tali ansie manifestando disturbi e disagi vari.
Intendo sottolineare il gravoso ed impegnatissimo compito di tutti i genitori che in questa difficile fase hanno messo in atto tutte le strategie possibili per far stare al meglio i loro piccoli anche se la preoccupazione del non sapere “quando e come” sarebbe finito tale periodo innescava ansie tremende; infatti, specie per chi non aveva un lavoro a tempo indeterminato le ansie di perderlo accresceva a dismisura la preoccupazione e l’ansia aumentava. Riuscirò a pagare il mutuo? o le rate dell’auto? e le tasse come le pagherò se non sto lavorando? Lascio la mia casa in affitto e torno da mia madre che risparmiamo…e cosi via!
LOCKDOWN E BIMBI DI SCUOLA ELEMENTARE
Si sono trovati a vivere una realtà completamente stravolta: dai banchi di scuola, motivati ed entusiasti ad andare col loro zainetto da amici e maestre, ai giochi all’aperto, alle regole di convivenza che stavano apprendendo, ad insegnamenti vis a vis ad una realtà completamente nuova (da vivere tutto il giorno) che è quella della loro casa, della loro cameretta, del loro appartamento da vivere solo/a coi genitori (se non ci sono fratellini).
Da un certo punto di vista sono stati più avvantaggiati rispetto ai loro amici più piccoli poichè hanno potuto continuare a relazionare, condividere e confrontarsi sui social coi loro pari con le nuove tecnologie che in tanti già cnoscevano.
Ma immaginiamo il significato che può aver avuto per tutti loro, lo “stacco” totale, inaspettato ed improvviso dalla realtà fino a quel punto vissuta serenamente con regole e abitudini acquisite e che soprattutto segnano la formazione dell’identità, che dà le certezze e sicurezze su cui fondare il futuro e cosi via!
Per mantenere il più possibile la serenità sia per i bimbi ma anche per la famiglia, i genitori ci chiamavano per sapere cosa potevano rispondere a domande precise e come fare per tranquillizzarli: le nostre risposte sono state relative al consigliare di rispondere ai loro bimbi con parole chiare e semplici, ad entrare nel loro Mondo emozionale quindi nelle loro paure ed ansie al fine di creare quel rapporto empatico che permetteva di confidarsi per cui più facile intervenire per rasserenare e tranquillizzare in questo difficile momento.
Inoltre, occorreva insistere e sottolineare la “temporaneità” del lockdown rasserenando sul fatto che in un tempo breve si sarebbe risolto (come poi in effetti accaduto).
Si suggeriva inoltre, di cercare di trasformare questo “trauma” in una sorta di risorsa; ovvero, cercare di riscoprire quei valori e piaceri familiari che con la vita caotica e lo stress cui le famiglie erano sottoposte prima del lockdown, non si sarebbe potuto realizzare. Ecco che si può parlare meglio e per più tempo, si possono inventare tanti giochi da fare insieme cosi come tante attività da svolgere senza fretta …insomma c’è il tempo per dedicarsi ad abilità e capacità e interessi che prima nessuno avrebbe potuto permettersi.
A questa età i bimbi chiedevano continuamente dei nonni: dove fossero, perchè non li potevano vedere o andare a trovare e qui iniziava la crisi…. era difficile rispondere perchè molti erano ricoverati in ospedale, altri impossibile da raggiungere ma altri ancora non si potevano vedere per paura del contagio stesso.
Infine mi pare importante aprire una parentesi sullo stato emozionale e le ripercussioni sul benessere fisico di questi piccoli: bimbi particolarmente sensibili, hanno manifestato ansie, agitazione, inappetenze, irritabilità e , in alcuni casi, apatia per cui era difficile interessarli a qualunque attività.
In molte situazioni il consiglio è stato anche quello di sentire il pediatra che, conoscendo bene la realtà del bambino avrebbe saputo suggerire se fosse stato il caso di intervenire anche con altre modalità.
I feedback che abbiamo avuto ci hanno confortato e confermato che seguendo i vari suggerimenti le situazini si erano abbastanza normalizzate o comunque erano più facilmente gestibili.
Aspetto i vostri commenti. Scrivetemi qui sotto e sarò lieta di rispondervi in privato.
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