
Stanno
zitti,
ascoltano,
soffrono,
inventano spazi all’interno delle loro case,
coabitano per tempi infiniti con fratelli e genitori,
sono lontano dagli amici,
non fanno più sport, non vanno a scuola, attività ludiche, abbracci, abbracci
di amici, strette di mano, affetti coetanei.
Quante
domande e risposte si saranno dati? Hanno capito cosa stanno vivendo?
Dove sono finite le loro emozioni, progetti, passioni?
Sono ragazzi che hanno obbedito fiduciosi e speranzosi… ma la verità è un’altra sono spaventati e timorosi sull’evoluzione del futuro il loro futuro.
Studi in tutto il mondo stanno misurando gli effetti della pandemia dopo mesi di isolamento forzato, su bambini e adolescenti. Una recente ricerca (Monko et al) ha determinato una serie complessa di fattori che dovremo tenere ben presenti al fine di supportare al meglio i nostri giovani quando e se si presentassero: incertezza, isolamento e angoscia dei genitori che hanno avuto e hanno tuttora un impatto sulla salute mentale di bambini e adolescenti; infatti è risaputo che più i genitori sono sereni e trasmettono fiducia e ottimismo più i figli saranno protetti da pensieri negativi, paure e timori vari.
I bambini e i ragazzi hanno molte preoccupazioni legate alle conseguenze del COVID-19, più di quello che noi adulti pensiamo.
Ad esempio:
– si chiedono se e quando questa pandemia avrà una fine;
– quando potranno tornare ad una vita normale fatta di amici, sport e svaghi;
– quando potranno, e in tranquillità, vedere i loro nonni, i loro amici;
– quando potranno tornare a scuola senza l’incubo della Dad che li obbliga davanti a un pc ogni mattina;
– tumulti interiori, forti emozioni nel rivedere in presenza, dopo mesi, i loro compagni ed i loro insegnanti;
– forti emozioni vissute da coloro che frequentano il 1° anno delle Superiori: non hanno avuto il tempo di conoscere compagni ed insegnanti poichè fino al 25 gennaio hanno fatto didattica a distanza;
– i più piccini che per la prima volta entrano a scuola (materne, elementari, medie e superiori), con mascherine, gel, distanze di sicurezza, senza sorrisi o abbracci, che batticuore.
Pensiamo dunque all’importanza dell’accoglienza: l’importanza di comprenderli e saper legittimare le emozioni che scaturiscono da questi momenti, l’attenzione che sarà loro riservata sarà il cardine attorno al quale ruoterà l’inserimento dei ragazzi!
Genitori avete un ruolo importantissimo dovete essere in grado di supportarli, consigliarli al meglio, calmarli ma anche motivarli a cercare alternative ai social al fine di aiutarli a colmare quelle incertezze che emergono e fare in modo che non prendano mai il sopravvento.
Genitori che affrontate sfide quotidianamente sfiancati e incerti a vostra volta sappiate che influenzerete positivamente o negativamente i bisogni emotivi dei vostri figli.
Se vi sentite vacillare vi consiglio di trovare la forza di chiedere aiuto a chi da anni da sostegno alle persone: GLI PSICOLOGI DELL’EMERGENZA.
Dal ritorno a scuola dopo mesi di Dad, si rilevano difficoltà “normali” da parte dei ragazzi: nulla è più come prima poichè i compagni sono cresciuti, glia argomenti di cui parlare cambiati, molti vivono ansie e depressioni, ma anche apatia e mancanza di motivazione a studiare poichè faticano a vedere una progettualità futura.
Il Covid ha creato un mix esplosivo tra le caratteristiche tipiche dell’adolescenza (trasgressioni, costruzione della propria identità attraverso ribellione ai genitori, ecc) e questa nuova condizione di vita: isolamento, coabitazione, uso esagerato dei social che li fa vivere in un mondo virtuale e non reale.
Difficilmente l’adolescente ha conoscenza delle sue emozioni e di conseguenza non ne conosce la loro gestione; infatti, è difficile che esprima la sua difficoltà di adattarsi a norme di vita completamente diverse da quelle che ha conosciuto con domande o parole ma piuttosto grida/urla oppure si chiude nel silenzio, si agita oppure diventa apatico.
Genitori parlate coi vostri figli, non stancatevi mai: hanno bisogno di voi e cogliete l’occasione che questo isolamento offre come opportunità di crescita!
Se non sapete come fare, se siete in
difficoltà rivolgetevi alle figure che operano sul territorio proprio su queste
tematiche come gli psicologi dell’emergenza, esperti delle situazioni
“traumatiche” e di come affrontarle. Non esitate, agite appena si
comprendono le difficoltà di comunicazione o di espressione. I sintomi sono
chiarissimi: insonnia, attacchi d’ansia, conflitti esagerati.
Non vacillate e non abbiate timore poichè gli psicologi dell’emergenza vi
possono far acquisire, strategie atte a prevenire le situazioni peggiorino e a
stabilizzare certi comportamenti.
Non esistono soggetti “eccessivi e ribelli” non etichettate o sminuite quello che l’adolescente mette in gioco. Ma ricordate sempre che un ragazzo o una ragazza che scappa di casa, che compie atti di autolesionismo, che rifiuta la scuola o gli amici o si isola sta chiedendo aiuto.
Le famiglie
in difficoltà sono tante: dallo smart working che prevede l’accudimento anche
di figli in casa (quindi doppio lavoro), alla perdita di lavoro e quindi alle
difficoltà economiche, al cambiamento dello stile di vita cui si era abituati e
che dava certezze assolute, al non poter frequentare spazi aperti in libertà o
vedere parenti o amici o programmare
ferie o vacanze.
La pandemia ha creato anche il parental
burnout o sindrome da esaurimento con sensazione di perdita di
energie sufficienti per svolgere i compiti.
Il ritorno a scuola del 25 gennaio 2021, al rientro dalla Dad, non è stato indolore ha portato con sé tante preoccupazioni, ansie..; ragazzini obnubilati per le troppe ore trascorse sui social, per l’isolamento e soprattutto per il distacco dalla realtà (sempre perchè hanno vissuto altre realtà virtuali con le play station), insegnanti che si ritrovano a chiedere loro se riescono ad essere presenti, se riescono ad ascoltare, ad avere i piedi per terra; quanti ragazzi, tanti, abbandonano la scuola o non vogliono studiare?
Il Protocollo di Sicurezza siglato coi Sindacati dalla Ministra Azzolina il 6 agosto 2020 e del quale ho già parlato in altri articoli, deve tutelare la situazione con la presenza di psicologi nella scuola a disposizione di alunni, docenti e familiari.
Questo Protocollo, come punto cardine, prevede infatti, il supporto psicologico a tutti coloro che tornando a scuola dopo questo lungo periodo di stasi. Approfittatene, siate curiosi e volenterosi di migliorare il futuro dei vostri figli!
Ecco che gli insegnanti e le famiglie devono osservare/monitorare attentamente i comportamenti dei ragazzi al fine segnalare tutti coloro che, coi vari modi e comportamenti, mostrano segnali di stress, di disagi, di difficoltà di concentrazione/attenzione, di sofferenze varie per l’isolamento vissuto ma anche segnali legati a conflittualità, ansie, rabbia non espressa. Nessuno è lasciato solo! Cogliete al volo l’occasione: sia nella scuola che nel privato e sul territorio trovate importanti figure che possono supportare e dare consigli per attivare la nostra resilienza!
Il Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) dr. Lazzari ha lavorato in seno alle Istituzioni preposte per far sì che ci fosse finalmente questa attenzione emttendo una nota nella quale si parla dello “stupore riguardo al diffondersi dei disagi psicologici che emergono in questa situazione e a tutte le età, specie in quella scolare”
Ha parlato dello stress che occupa una parte importante nella salute e nel benessere della popolazione” ed aggiunge che “di fronte alla pandemia sembra si debba decidere solo su base sanitaria e prendere decisioni riguardanti l’andamento del virus ma nessuna decisione o attenzione viene posta alla Persona.” Insiste sul fatto che dobbiamo essere più umani giacchè tante sono le ansie e le tensioni ma nessuno che ne parla serenamente e cerca una soluzione!”
Concordo al 100% poichè, come già scritto più volte, dove c’è una emergenza sanitaria c’è anche quella psicologica. E noi, psicologi dell’emergenza, l’abbiamo vissuta tutta: dalle esperienze coi terremotai, con gli alluvionati, con i grandi incidenti, e cosi via.
Vari appelli, articoli sono stati scritti al fine di informare e sollecitare famiglie e scuole a lavorare coi ragazzi parlando delle loro “emozioni”. Come riconoscerle, gestirle ma anche comprendere che sono il “motorino” dei nostri comportamenti e che ci guidano nel rapporto con gli altri, con sè stessi e soprattutto verso il benessere psicologico.
Non bisogna temere “paura”, “ansia” che ti pervadono in una situazione nuova ma comprendere che proprio grazie a quella paura e ansia tu costruirai un’identità e imparerai a gestire il rapporto con il mondo esterno oltre che con te stesso (resilienza). Essere consapevoli e riconoscere poi l’emozione della “rabbia” e della “paura” e imparare a gestirle, apprendere come scaricarla, questo, sarà il vero passaggio fondamentale.
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